Mery Sinatra ha deciso di lasciare un posto di lavoro fisso per girare il mondo e lavorare come graphic designer freelance; gestisce il sito e canale Youtube “Wild at Earth” e ci racconta la sua vita da nomade digitale nell’intervista di oggi.
Ciao Mery, presentati ai lettori di Cambiare Vita
Salve a tutti, mi chiamo Mery, 30 anni, lavoro da freelancer con il mio portatile in remoto in modalità nomade digitale, ovvero viaggio quando voglio per quanto tempo voglio.
Mi occupo di grafica web, ma gestisco anche un mio sito (www.wildatearth.com) e un canale youtube in cui racconto il mio stile di vita da nomade digitale e i posti in cui mi trovo.
In Italia hai lavorato come graphic designer per diversi anni, ma poi hai deciso di lasciare il posto fisso, ci puoi raccontare com’è andata?
Lavoravo in uno studio web a Milano da ormai 4 anni, 8 ore al giorno con 2 ore dedicate a fare la pendolare, il mio lavoro mi era sempre piaciuto ma stavo iniziando ad odiarlo, la mia vita stava diventando sempre più arida, ero continuamente stanca e arrabbiata.
Mi sono chiesta se aveva senso vivere così per il resto dei prossimi anni. Ho messo in dubbio tutto. La stabilità economica poteva sostituire la mia felicità? Di fronte a questa domanda ho risposto no, così mi sono licenziata. Ricordo i miei ex capi che mi dicevano che non avrei trovato più possibilità come quelle, e che avrei dovuto ricominciare da 0 e che ero un illusa se pensavo di riuscire come freelancer.
Non sapevo niente di cosa avrei fatto e come, avevo però in testa che dovevo trovare una soluzione per staccarmi dall’ambiente lavorativo dell’ufficio. Volevo lavorare con i miei ritmi, possibilmente viaggiando. Mi sono sentita dire più volte dagli altri come se questo mio obiettivo fosse un illusione e che dovevo tornare con i piedi per terra, tutti quelli che conoscevo anche freelancer, lavoravano in un ufficio. Però con il tempo e impuntandomi verso questo obiettivo di “distacco” dal luogo fisico sono riuscita a crearmi la mia indipendenza.
Ho letto che hai lavorato anche a Tokyo lavorando a distanza con l’Italia, come è nata questa opportunità?
La prima volta in cui sono andata a lavorare da Tokyo, ha segnato l’inizio che ha poi portato alla mia totale indipendenza del luogo lavorativo.
All’epoca, 7 anni fa, lavoravo sempre da freelancer per un azienda ed ero arrivata all’accordo di lavorare solo alcuni giorni della settimana in ufficio e il resto da casa. Il mio datore di lavoro, all’inizio scettico, ha visto che la cosa funzionava bene, i lavori venivano consegnati sempre per tempo, al massimo della qualità e la comunicazione tramite email e Skype non era affatto un problema. Sempre all’epoca avevo finito un corso di giapponese durato 3 anni e mi sarebbe piaciuto andare a praticare la lingua per un periodo abbastanza esteso a Tokyo.
Così ho chiesto se la cosa poteva andare bene all’azienda, visto che avevamo già sperimentato il lavoro in remoto senza riscontrare problemi. Avrei lavorato a distanza essendo reperibile durante l’orario italiano. Non era scontato, ma abituandoli gradualmente al distacco della mia presenza, non hanno visto nessun problema e hanno acconsentito.
Ci puoi raccontare meglio la tua esperienza di expat a Tokyo?
Proprio in questo periodo mi trovo a lavorare da Tokyo!
Tokyo è una città grande con tantissimi stimoli creativi, posti dove andare a rilassarsi e farsi ispirare!
Adoro questa città, è molto sicura (penso sia la città più sicura al mondo) quindi anche quando torno a casa tardi con il mio portatile dietro non mi sento per niente in pericolo. L’unica sua pecca è il costo della vita, cosa per cui non penso sia una soluzione di città in cui stare a lungo termine. Essendo molto stimolante ti viene sempre voglia di fare e sperimentare ma in questo modo si finisce per andare col conto in rosso!
Sia 7 anni fa che adesso ho modo di lavorare in tanti cafè stile Starbucks che dispongono di tavoli con prese e connessione internet illimitata, quindi mi giro la città e appena mi arriva un email di lavoro (ho una sim giapponese per solo dati internet), mi fermo al primo di questi caffè e lavoro.
Hai deciso di licenziarti per diventare una graphic designer freelance. Quali sono state le motivazioni per prendere una decisione così importante?
La prima motivazione è stata che volevo riprendermi indietro la mia vita. Era una motivazione di salute mentale e fisica, perché in quelle condizioni non stavo bene.
La seconda motivazione era che volevo darmi una nuova opportunità e dimostrare a me stessa che ero padrona delle mie decisioni, e che non potevo subire un destino che non volevo a soli 24 anni.
Volevo trovare una soluzione lavorativa che conciliasse un bilanciamento giusto tra il vivere e il lavorare.
Il mio più grande sogno è viaggiare per il mondo e conoscerlo vivendolo, e sapevo che con il tipo di lavoro che facevo, questo era possibile. Dovevo solo convincere gli altri!
Così hai iniziato a lavorare viaggiando, quali sono stati gli aspetti positivi e negativi di questo tuo cambiamento?
Devo dire che ho avuto solo aspetti positivi! Viaggiare mi riempe di meraviglia, mi fa crescere, scopro qualcosa di me stessa che non sapevo, mi mette alla prova e mi arricchisce culturalmente. Inoltre torno a lavoro più motivata che mai, non mi pesa, e mi piace quello che faccio, credo di essere migliorata molto qualitativamente parlando. Sono sicuramente più felice.
L’aspetto negativo è forse passare poco tempo con il mio gatto e mia mamma e con i miei amici. Ma sono più felice, quindi quando ci vediamo trovano il meglio di me.
Cosa significa per te essere nomade digitale?
Essere nomade digitale vuol dire poter avere la libertà di lavorare dove si vuole, quando si vuole, possibilmente viaggiando garantendo al cliente o al datore di lavoro massima qualità lavorativa e un prodotto finale eccellente grazie alla connessione internet che annulla le distanze e il tempo. Senza bisogno di perdere tempo con riunioni o presenza fisica sul posto di lavoro.
Certo non tutti i lavori sono portati per esserlo, ma molti sicuramente sì, quindi penso che più aziende dovrebbero abbracciare questa mentalità e modalità. È una rivoluzione e sono convinta che sia il futuro per molti lavori.
Quali sono i consigli che vuoi dare a chi vuole diventare nomade digitale?
Perseveranza e forza di volontà. Tante persone mi chiedono come si diventa nomade digitale. Io dico che nomade digitale non è un lavoro, e quindi il primo passo è trovare un lavoro che ti permetta di poter lavorare COME nomade digitale e che ti appassioni davvero, quindi diventare un freelancer o cercare di abituare la tua azienda a lavorare da remoto un pò alla volta con pazienza.
A volte alcune persone vogliono sapere come fare per trovare i clienti. Mi viene da ridere perché è come chiedere come fai a trovare gli amici? È la stessa cosa ognuno ha una sua storia, i suoi contatti, i suoi annunci da guardare, il suo portfolio da presentare. Quindi dico che ci vuole molta perseveranza e pazienza sia nel trovare un giro di clienti che abituarli alla tua modalità lavorativa.
Pensi di continuare a lavorare e viaggiare per molti anni, o ti fermerai da qualche parte nel mondo?
Non penso di continuare a viaggiare costantemente, dopo un po’ diventa stancante, ma sto cercando una base ideale da dove partire ogni volta che ho voglia di esplorare il mondo. Viaggiare sempre e comunque!
Quali sono le città o i paesi che secondo te sono più adatti per freelance e nomadi digitali?
Per mia esperienza: Thailandia per la connessione buona e per i prezzi di vita molto bassi. Le Canarie, isole meravigliose europee quindi senza bisogno di visti e limiti di tempo per stare.