Workaway, l’esperienza in Portogallo di Danuccia
Dana sta viaggiando in Portogallo grazie al progetto Workaway, un sito che mette in contatto chi sta cercando opportunità di viaggio e volontariato in tutti i paesi del mondo. Un modo per viaggiare quasi gratis, dare una mano a chi ha bisogno di aiuto in cambio di vitto e alloggio e conoscere a fondo la cultura e lo stile di vita di una nuova nazione. In questo articolo ci racconta la sua esperienza!
Viaggiare zaino in spalla, conoscere nuove persone, stringere nuove amicizie, parlare inglese e imparare un’altra lingua, aprire la propria mente ad altre culture, diventare una persona migliore. Tutte cose che per anni ho solo sognato di fare, finchè un giorno le ho fatte davvero.
Fino ai 23 anni ho viaggiato con in spalla uno zaino pieno d’incoscienza, pronta ad abbracciare l’avventura, poi qualcosa si è rotto. L’università, la laurea e subito dopo il lavoro, sono diventate le mie priorità e ho smesso di desiderare di viaggiare. Mi sono accomodata dietro a una scrivania e due monitor per più di due anni, reprimendo tutte le mie passioni e dimenticando la vita che in realtà volevo vivere.
Come spesso succede, più uno cerca di soffocare la propria voce interiore e più questa tenta di riafforare con forza. Ormai al limite dell’esaurimento nervoso, nel Novembre 2014 ho mollato tutto e mi sono licenziata. Ho comprato un biglietto di sola andata per il Portogallo, direzione Aljezur, un piccolo paese sulla costa Ovest dell’Algarve, un posto che conoscevo bene e in cui volevo tornare perché ne ero totalmente innamorata.
Però questa volta non volevo limitarmi a fare la turista, volevo stare a contatto con la gente del posto, con le loro abitudini e le loro vite. Per farlo ho deciso di lavorare in cambio di vitto e alloggio in un ostello. Per trovare i contatti mi sono iscritta a Workaway, un sito che mette in contatto persone di tutto il mondo. Workaway contiene un database con attività di vario genere (ostelli, aziende agricole, B&B, famiglie etc etc) che, in cambio di lavoro, forniscono vitto e alloggio.
Questo tipo di viaggio era perfetto per il mio scopo: viaggiare solo con i miei risparmi, low budget, entrare in contatto con la comunità e fare nuove conoscenze.
Appena arrivata mi sono sentita subito un po’ spaesata, gli altri ragazzi erano già abituati a viaggiare, diversamente da me, erano molto espansivi e riuscivano a comunicare in inglese senza difficoltà. Io ero ancora un po’ timida e chiusa, poco abituata a fidarmi degli altri e il mio inglese era tutt’altro che fluente. Con mia grande sorpresa però si sono dimostrati tutti aperti nei miei confronti, e nei giorni successivi qualcosa in me ha cominciato a cambiare.
Gli altri helpers arrivavano da ogni parte del mondo; Lituania, Germania, Francia, Cina, Giappone e tra di noi parliamo in Inglese. All’inizio non è stato facile perchè ero piuttosto insicura e avevo paura di cosa gli altri potessero pensare di me, in realtà non mi sono mai sentita giudicata, anzi, l’apertura nei miei confronti mi ha spinta a cambiare in meglio, ad abbracciare l’adrenalinico incerto.
Ma cosa significa lavorare in ostello affidandosi a Workaway?
Lavorare in un ostello è divertente. Vedere ogni giorno persone di tutto il mondo andare e venire mi piace tantissimo. Spesso arrivano viaggiatori che si stanno muovendo in bici, uno di loro è partito dall’Olanda, è stato con noi 3 giorni e adesso sta pedalando verso il Marocco. Lui ci ha raccontato del suo viaggio e noi del nostro, ogni sera era un nuovo scambio di esperienze. Ho conosciuto un attore Tedesco che si è fermato qualche giorno in Algarve per cercare il posto perfetto dove iniziare un’attività di permacultura. Con lui ho parlato di cinema, teatro e doppiaggio. E la sera suonava la chitarra e cantava per noi.
Passano di qui anche molti surfisti, la maggior parte sono Tedeschi, ma anche Canadesi, Californiani, Austriaci e Olandesi. Alcuni ospiti si fermano con noi più di due o tre notti, è con loro che si crea un rapporto speciale. Altri invece prenotano la camera per una notte e poi si trovano così bene che decidono di stare di più, anche settimane.
Ho passato qui in Portogallo sia Natale che Capodanno. La cena di Natale, che ho sempre passato in famiglia, quest’anno è stata diversa. Abbiamo organizzato una cena con helpers e alcuni ospiti, con i quali si era creato un bel legame, ognuno ha cucinato un piatto tipico del proprio paese (pasta al ragù per me!). Ho potuto assaggiare la vera cucina Cinese e Giapponese, quella Olandese e Tedesca, e il giorno dopo la mia collega Francese ci ha preparato una splendida colazione con crepes e french toast, deliziosa!
Ciò che amo del lavorare in un ostello è parlare con gli ospiti, ognuno di loro ha qualcosa da raccontare e un carattere da esprimere. In ambienti come questo non c’è spazio per essere giudicati, umiliati, avviliti o mortificati. Siamo tutti alla pari, tutti viaggiatori, chi in un modo, chi nell’altro ma tutti sappiamo che possiamo imparare l’uno dall’altro, senza distinzione. Il volunteering infatti è nato per essere uno scambio di culture, esperienze e per migliorare e imparare una nuova lingua. Ci sono infinite possibilità in un viaggio di questo tipo.
Lavoro a turni di 4 o 6 ore in cui devo occuparmi di fare il check in e il check out degli ospiti, pulire le camere, avere cura dell’area comune e durante il turno del mattino preparare le colazioni. Il tempo libero posso impiegarlo un po’ come voglio; se non esco lo passo nell’area comune, dove o lavoro al computer o chiacchiero con gli altri, generalmente mi trovo a fare entrambe le cose!
Cosa facevi prima di partire?
Prima di partire lavoravo come web designer, ma avevo una forte passione per la comunicazione sui social media, i blog e You Tube. Nell’ultimo periodo leggevo tutto ciò che parlava di viaggi ma non sono riuscita a trovare molte persone che raccontassero la loro esperienza di volunteering. Così ho deciso di provarci io.
Ho aperto un Blog che ho chiamato Where is Danuccia? e un canale YouTube, tutto supportato da una pagina Facebook. L’ho fatto per condividere la mia esperienza, perchè in un modo o nell’altro avrei voluto raggiungere gli altri raccontando di me. Perchè sono sicura che la fuori c’è qualcuno che si trova nella stessa situazione in cui mi sono trovata io e che vuole uscirne ma non sa come fare.
Fare il salto non è facile, per me non lo è stato. C’è voluto tempo, mesi di insicurezza, di incertezza, di non mi devo lamentare, almeno ho un lavoro perchè è quello che ti insegnano. Ti insegnano che la vita è un susseguirsi di avvenimenti, e che quegli avvenimenti la maggior parte delle volte sono già stati sperimentati da altri. La scuola e la laurea prima, il lavoro, la casa e la famiglia poi. Se questi però non sono anche i tuoi sogni, uscire da questo schema non è facile ma si può trovare il modo per farlo, per trovare il proprio modo di essere felici.
Il mio viaggio non è finito, perché rimarrò in Portogallo fino a Marzo. Tra due settimane saluterò Aljezur e mi dirigerò verso Est. Per fare un’esperienza completamente diversa per un po’ starò con una famiglia Inglese, dove mi occuperò di una bimba di un anno e della loro casa immersa nel verde.
Ho ancora un’ultima tappa da scegliere ma è ancora tutto in divenire, sarà una sorpresa anche per me!