Viaggiare con il sogno del fotogiornalismo
Valentina è giovanissima ed ha già viaggiato per gran parte dell’Europa, in Messico, Santo Domingo, Nepal, Kenia e tante altre esperienze in giro per il mondo. Ora sogna di fare del fotogiornalismo di viaggio la sua professione. Nell’intervista ci racconta il suo percorso iniziato come ragazza alla pari in Irlanda.
Ciao Valentina, presentati brevemente
Mi chiamo Valentina, anno 1991, sono nata nella città Palladiana per eccellenza, Vicenza. Questa città d’arte è incatenante per molti ma un passaporto per altri. I miei genitori erano del secondo avviso, sono stati loro a farmi salire per la prima volta a 8 anni la scaletta di un aereo per andare a vivere a Parigi (dove sono tornata per altre tre volte).
La mia formazione scolastica si è fin da subito orientata verso l’arte per poi specializzarsi nella fotografia di reportage. Mi sono laureata alla facoltà di Arti Visive dello Spettacolo e della Moda a Venezia dove ho vissuto diversi anni, durante i quali ho intrapreso i miei primi viaggi in solitaria.
Sono una persona ordinata ma con una forte creatività che sconvolge molti aspetti della mia realtà. Mi piace impiegare diverso tempo per pensare e stare da sola (non sempre, si intende, in isolamento), mi piace nuotare e leggere. Iniziare cose nuove lo preferisco che finirle, ma questo non è di ostacolo ai miei progetti a tempo.
I viaggi mi spediscono in un limbo dal quale non vorrei più uscire ma scaturiscono in me anche la voglia di tornare a casa per rifare la valigia e andare ancora più lontano. Essere photojournalist (fotogiornalismo) è quello che ambisco, in ambito professionale.
Parlaci della tua esperienza in Irlanda
Dopo la laurea e dopo la compilazione di alcune carte burocratiche sono partita per l’Irlanda oltre che per esercitare il mio inglese anche per provare una piccola esperienza lavorativa estera. Ho vissuto con due famiglie distinte in due città della stessa costa, Blackrock e Dublino. L’Irlanda è un paese entusiasmante, con paesaggi dai colori saturi che riesce a coinvolgerti che tu sia giovane o adulto. La costa è sorprendente e cambia da nord a sud e da est a ovest.
Oltre ad attendere bambini indisciplinati e ad insegnare come si cucina il risotto con le zucchine, sono riuscita ad aprire la mia guida Lonely Planet, prendere un rental car e conoscere molto di quello che questa Irlanda sa offrire.
Essere una ragazza alla pari è un impiego che non tutte le ragazze sanno assolvere. Ho visto molte amiche fuggire e molte altre raggrupparsi tra connazionali per sentirsi più a casa. Vivere a casa nostra non è sempre facile sebbene sia la nostra famiglia. Nostro padre, nostra madre e i nostri fratelli, sono persone che amiamo. Pensare quindi di dover condividere la casa, la colazione, il bagno e i propri spazi con estranei non è immediato, non è per tutti. Vale anche per le famiglie ospitanti, che si trovano a dover lavare i propri panni sporchi in pubblico, e non è sempre facile.
La birra per eccellenza, la Guinness, non è solo una bevanda alcolica ma è soprattutto una compagna di chiacchiere per tutti quei lavoratori che, usciti dalle loro piccole postazioni con divisori troppo bassi per impedire inutili sguardi, vanno a guardare l’Hurling (sport nazionale) al pub.
L’esperienza più incredibile che ho fatto però è stata a Malin Head, la punta più a nord dell’isola. L’acqua era frizzantemente fredda e mi sono avventurata a fare il bagno dove anche gli squali elefante sguazzano, sono più grossi che cattivi ma una pinna dorsale è sempre una pinna dorsale.
Credi di essere cambiata molto da quando hai iniziato a viaggiare?
Viaggiare è come leggere, apre la mente, ti fa crescere così velocemente che non te ne rendi conto. Viaggiare per me non significa solo uscire dalla porta di casa ma più semplicemente vuol dire utilizzare la mente. Molto spesso mi sento dire che devo uscire dalla mia bolla di sapone nella quale mi sono inserita, e attraverso la quale vedo un mondo che di reale poco ha. Ognuno percepisce la luce con riflessi diversi e cambiare punto di vista ti permette di conoscerne altri.
Una frase della fotografa Diane Nemerov (conosciuta con il cognome del marito Arbus) raggruppa parte di quello che motiva i miei viaggi e l’uso dell’obbiettivo 50mm fisso per i miei scatti: Se la si osserva abbastanza da vicino la realtà è fantastica.
Ora dove ti trovi e di cosa ti occupi?
In questo momento sto frequentando un corso di web marketing a Vicenza in attesa di iniziare un stage all’italiana.
Parlaci del tuo sito web dove condividi consigli per viaggiare senza essere rapiti: come ti è venuta l’idea? Pensi che viaggiare sia pericoloso?
Il mio sito web è nato l’anno scorso durante un giorno soleggiato a Dublino, mi sono detta che era ora che mostrassi al mondo di cosa ero capace e di mettermi a confronto con realtà diverse dalla mia. La fotografia ormai viaggia su internet e il magazine cartaceo, che io amo tanto, è diventato un cimelio da collezione. Mi sono dovuta adeguare diventando social.
Ma inserirsi nel web non è abbastanza, bisogna che i motori di ricerca ti vedano e per permettere ciò ti devi muove, devi dar segno di vita. Il dizionario di viaggio per non essere rapiti tratta regole pratiche e semplici, anche burocratiche, che se seguite aiutano a non inserirsi in spiacevoli situazione non previste.
Essere molto giovani a volte crea punti di vista più attenti e inusuali. In questo millennio non è più possibile infilare tre mutande e 4 calzetti in uno zaino, recarsi in aeroporto e partire. Tutto, anche se non è una tua scelta, è fatto in modo che tu possa cambiare idea.
Pensa solo a quando compri un biglietto; in aeroporto non puoi più farlo ed ecco quindi che internet mentre digiti la destinazione te ne propone altre mille. Anche dopo esserti convinto della meta ti vengono chieste due pagine di domande nelle quali o sei dotato di motivazione o chiudi il computer e rinunci.
Nulla è più lasciato al caso quindi perché fingere di essere ciechi e scioccamente impreparati?
Quali posti che hai visitato ti sono rimasti nel cuore?
Gli ultimi tre viaggi sono stati per me un’importante svolta. In Nepal affacciata a un balcone di una casa su un burrone, un’aquila mi è passata a un palmo dal naso e vedere il movimento dei suoi occhi mi ha fulminata. In India invece durante una festa di fidanzamento sono stata invitata in cucina, dove le donne stavano cucinando e intrattenendosi. Li sono stata letteralmente ingozzata, mi hanno fatto assaggiare le 20 portate da loro preparate e il solo rifiutarsi è stato fatale perchè oltre alle mie mani c’erano anche le loro che infilavano le pietanze nella mia bocca. È stata una esperienza di solidarietà e ospitalità genuina che non mi era mai capitata prima.
Per finire, andare in Tchad per un progetto di volontariato mi ha fatto vivere l’Africa diversamente da come altri viaggi nel continente me l’avevano mostrata. Lì ho aiutato a montare pannelli fotovoltaici sui tetti di due Foyer maschili. I Foyer sono dei rudimentali collegi che permettono a diversi ragazzini con specifiche caratteristiche (lontananza, età, rendimento scolastico) di evitare sei ore di camminata al giorno per arrivare a scuola.
Quali invece sogni di visitare nei prossimi anni?
Le miei prossime destinazioni sono il Canada e la trascendentale New York che meriterebbe un viaggio senza ritorno. Dovrò quindi non leggere Il Dizionario per venir rapita…dalla città.