Michelangelo ed Elisa: “Addio al posto fisso, ora viaggiamo a tempo indeterminato”

Elisa e Michelangelo nel 2017 hanno deciso di mollare tutto e cominciare un viaggio zaino in spalla a tempo indeterminato, senza però rinunciare al loro lavoro. Hanno aperto il blog di viaggi 2backpack.it e lavorano appena trovano una connessione wi-fi trasformando qualsiasi ostello nel loro ufficio temporaneo. Nell’intervista Michelangelo ci racconta il percorso di cambiamento e alcuni consigli per intraprendere questo affascinante stile di vita.

Ciao Michelangelo, presentati brevemente:

Michelangelo, 36 anni, nato e cresciuto a Forlì, città romagnola che gran parte dei miei concittadini odiano ma nella quale sono stato e sto molto bene. Questa precisazione è fondamentale per quello che vedremo dopo, ovvero il motivo per cui sia io che la mia ragazza non viviamo più in Italia e in particolare a Forlì.

Sei in viaggio a tempo indeterminato con la tua fidanzata Elisa dal 2017, come mai avete preso questa decisione?

Come accennato nella presentazione precedente, amiamo entrambi la città dove abbiamo passato quasi tutta la nostra vita. A Forlì avevamo un lavoro soddisfacente e ben remunerato, tanti amici, una casa e soprattutto una famiglia molto presente.

Michelangelo Elisa 2backpacks

Dopo tanto impegno, studio e pazienza eravamo arrivati ad avere esattamente ciò per cui si impegnano quasi tutti, una bella vita regolare, piena e agiata. Col passare degli anni ci siamo accorti che non era sufficiente e che il tempo passato in viaggio era l’unico veramente soddisfacente.

Non avevamo mai pensato a poter viaggiare a tempo pieno quando abbiamo conosciuto due persone che ci han cambiato il modo di vedere le cose: il primo è un anziano signore inglese, pensionato, con cui abbiamo scalato un vulcano in Indonesia. Non tornava a casa da dieci anni e passava le sue giornate in ostello, leggendo libri e chiacchierando con gli altri ospiti. Quella era la sua normalità.

Qualche tempo dopo eravamo in Myanmar e abbiamo incrociato un ragazzo turco che viaggiava senza una meta né uno scopo, semplicemente per il gusto di farlo. Parlare con lui ci ha comunicato un senso di libertà che non avevamo mai provato.

Il dado era tratto, la nostra decisione presa. Ora dovevamo solo capire come metterla in pratica. Soldi, maledetti soldi. Questo era il problema.

Cosa facevate prima di intraprendere il vostro viaggio a tempo indeterminato e cosa fate ora per vivere e lavorare viaggiando?

Il percorso di cambiamento è stato allo stesso tempo netto e lungo. Come è possibile? La decisione è stata presa in modo abbastanza veloce, perché nello spazio di qualche settimana ci siamo resi conto entrambi, io ed Elisa, che quella sarebbe stato il nostro futuro.

Allo stesso tempo però avevamo bisogno di organizzare il tutto e non lasciare nulla al caso. Ovvero chiudere con i nostri precedenti lavori, impostare quelli che sarebbero stati i nuovi (o meglio… inventarceli!), parlare a famiglie e amici, chiudere casa, vendere automobili e tutto il resto.

Questo processo, lungo e affatto semplice, si è rivelato catartico soprattutto nella misura in cui ci ha permesso di capire come trasformare il mio lavoro di responsabile marketing in qualcosa che ci avrebbe potuto portare guadagni anche da remoto. In qualche mese quelle che in un primo momento erano solo piccole collaborazioni (che si sovrapponevano a un lavoro full-time che nel frattempo stavo lasciando) sono diventati clienti importanti. Avevo solo trovato il modo di fare lo stesso identico mestiere ma lavorando da remoto.

Elisa invece faceva l’infermiera. Difficile continuare a farlo vivendo dall’altra parte del mondo e spostandosi molto, vero? Intanto che cercavamo una soluzione abbiamo iniziato a studiare il mondo dei blog di viaggio notando che nella moltitudine dell’offerta c’era una nicchia di mercato scoperta.

Sì, parlo di nicchia di mercato perché abbiamo affrontato la possibilità di aprire un travel blog non come passatempo ma perché diventasse un vero e proprio lavoro. Forse era solo questione di indovinare la direzione da prendere, mettere a frutto la mia esperienza decennale dal punto di vista tecnico e incentivare il talento nella scrittura di Elisa. In un primissimo momento avremmo dovuto stringere la cinghia perché i risultati nel mondo dell’editoria online arrivano (se arrivano) con tanta calma, ma il progetto poteva funzionare.

A questo si devono aggiungere altre collaborazioni varie e partecipazioni in piccole società fondate negli anni, che garantiscono un introito mensile sufficiente a coprire le spese di base.

Quali sono i vostri trucchi per viaggiare zaino in spalla e lavorare?

Avevamo appena capito come sostenerci una volta partiti, ma tutto questo funzionava solo sulla carta. Nella teoria. Perché come si sarebbe sposato il lavoro con la vita di tutti i giorni dall’altra parte del mondo?

Una decisione, ulteriore, intanto però l’avevamo presa: non volevamo più lavorare 10-12 ore al giorno come succedeva in Italia. Avremmo vissuto in paesi dove con il nostro stipendio avremmo potuto avere un potere d’acquisto maggiore e avremmo lavorato part-time. Ma la parola chiave restava sempre e solo una: internet. Senza connessione saremmo stati spacciati, non avremmo potuto rispondere alle esigenze dei nostri clienti e di conseguenza avremmo perso i rispettivi lavori.

Oggi abbiamo affinato la nostra tecnica e siamo quasi invincibili quanto a garantirci connessione da ogni angolo del mondo: per prima cosa utilizziamo sia l’abbonamento dati del cellulare (in hotspot), che acquistiamo in ogni paese dove arriviamo, che il wifi degli alberghi e appartamenti dove alloggiamo. In questo modo la presenza di uno sopperisce l’assenza dell’altro. Ma può non essere sufficiente. Quindi ci spostiamo solo ed esclusivamente nel weekend, in modo da avere due giorni di agio in caso di arrivo in un posto dove internet non ne vuole proprio sapere.

In pratica arriviamo il sabato mattina (o venerdì sera) in una nuova città/paese e se non ci sono le condizioni per fermarsi studiamo un alternativa prima del lunedì mattina, quando dobbiamo ricominciare a lavorare.

Cosa deve tenere in considerazione chi vuole diventare nomade digitale e cosa significa per voi essere nomadi digitali?

Per prima cosa bisogna sapere che, salvo avere tanti soldi da parte o delle rendite, non si è in vacanza. Si dovrà lavorare, come tutte le altre persone del mondo. Sicuramente con tanti vantaggi, senza la quotidianità di un ufficio, ma con altre difficoltà. Non solo nel lavoro, ma nella vita di tutti i giorni.

Spostarsi tanto vuol dire sempre adattarsi a nuovi posti, nuove città, nuovo ritmi. Non è così rilassante e riposante quanto potete pensare. Poi c’è sicuramente una componente di solitudine da tenere in considerazione, soprattutto se si parte da soli: conoscere persone nuove non è facile, fare amicizia con i locali non è immediato come si crede. Le differenze culturali si fanno sentire e approfondire un rapporto è raro. Se si sta lontani dalle mete più turistiche possono passare mesi prima di incontrare altri viaggiatori.

Noi siamo fortunati a essere in due, ma spesso i nomadi digitali italiani partono da soli. Il fattore nostalgia di casa, di amici e parenti è la stessa faccia della medaglia, qualcosa con cui confrontarsi. Ma chi ha detto che tutto debba essere facile?

Quanto si spende a viaggiare come fate voi e qual è a grandi linee il vostro budget mensile?

Saremo molto trasparenti: spendiamo tra i 25 e i 40 euro al giorno (in due) per vitto, alloggio, spostamenti e divertimenti, cifra che varia a seconda del paese dove siamo. Poi spendiamo circa l’equivalente di 300 euro al mese per viaggiare, assicurazioni di viaggio, visti e altre spese annuali.

Quando viviamo in paesi dove la vita costa poco riusciamo a risparmiare anche 300-400 euro mensili da questo budget che mettiamo da parte in caso di bisogno.

Quali sono invece i vostri progetti futuri?

A parte viaggiare e godercela, il progetto più grosso è legato al nostro sito, che sta crescendo a tassi che difficilmente potevamo immaginare fino a un anno fa. Stiamo iniziando a fare un piano di investimenti che dovrebbe portarci ad avere diversi collaboratori e a una stabilità ancora maggiore.

Se la crescita di visitatori (e quindi di guadagni) dovesse continuare con le impennate degli ultimi mesi il gioco potrebbe farsi molto interessante. Ma tutto dipenderà dall’impegno che riusciremo a infondere, sia dal punto di vista tecnico che creativo, al nostro sito 2backpack.it.

Cosa consigliate a chi vuole fare un viaggio zaino in spalla?

Di partire. Di non aspettare il momento giusto. Di avere tutti i soldi che si reputano necessari o attendere la stagione perfetta per visitare il paese dei sogni. Questo momento probabilmente non arriverà mai. E avremmo perso troppi treni. Fatto salvo la barriera più importante, ovvero la salute, non ci sono mai altri motivi che possano impedire di viaggiare.

Davvero, non ne conosco. Soldi? Si risparmia, si lavora in viaggio, si abbassano le aspettative. Lingua? Non scherziamo. Bambini? Provate a parlare con i tanti viaggiatori del nord Europa o Australiani, che con 2-3 figli piccoli girano il mondo.

Che altro? Davvero, trovati un buon motivo per non farlo e sarò felice di sapere che mi sto sbagliando.

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