Eli Sunday Siyabi, italiana di nascita, cittadina del mondo per scelta
“Inseguo la passione, non la pensione, e rincorro i miei sogni in aereo” Questa è l’introduzione che si può leggere sulla pagina Facebook di Too Happy to be homesick, il blog di Eli Sunday Siyabi, che si definisce allergica al posto fisso e innamorata di Cambogia, Vietnam, Thailandia, Myanmar e Oman. Tra i suoi sogni un libro, progetti di volontariato e nuove esperienze di vita in giro per il mondo. Oggi ci racconta la sua storia, partendo dal primo anno sabbatico, in attesa del prossimo biglietto aereo.
Ciao Eli, qualche anno fa hai mollato tutto e sei partita per il tuo primo anno sabbatico. Come mai questa decisione?
Agli inizi del 2000 avevo lavorato nella cooperazione italiana in Kosovo e Albania. Le ONG (Organizzazioni Non Governative) con cui ero partita mi davano uno stipendio base con cui mantenermi mentre aiutavo a gestire alcuni progetti umanitari. Dentro di me, però, covavo (si, proprio come le galline, al caldo della paglia) il sogno di regalare un anno della mia vita a chi aveva bisogno di me. Volontariato gratuito, insomma. Così, dopo alcuni anni di lavoro nella scuola pubblica italiana – al ritorno da quelle esperienze di cooperazione ero entrata di ruolo come insegnante di inglese -, e sognando sempre di coronare il mio sogno, chiamai una ONG che conoscevo bene (e che conosceva bene me) e mi proposi per questo anno di volontariato. Sognavo l’Africa, in particolare il Kenya dove anni addietro avevo lasciato il cuore.
Dopo molti mesi presi un’aspettativa dalla scuola e partii. Destinazione Cambogia. Vedi: noi sogniamo una destinazione, un luogo, e poi il destino ti tira lo scherzo di mandarti dove hanno bisogno di te. Mica lo scegli tu il posto che ti renderà felice. E’ lui che sceglie te.
Quell’esperienza mi rasserenò, mi mise di fronte a tutte le mie debolezze, le mie paure, e mi cambiò. Capii che il fare ciò che davvero vuoi, nella vita, non ha prezzo: né la sicurezza di un posto fisso, né un buono stipendio possono sostituire la gioia immensa che ti pervade quando sei dove vorresti essere, a fare ciò che hai sempre sognato di fare. Al ritorno, decisi di risparmiare il più possibile e di prendere un anno per me stessa. Mi ero data agli altri, e ora sentivo l’esigenza di darmi a me. Non per egoismo, ma perché quando la macchina andava verso quella scuola in cui lavoravo, avevo spesso l’ansia e non ero felice. Mica volevo vivere così male fino alla pensione, no?
E così presi un altro anno di aspettativa e partii per il Sud-Est Asiatico prima, e per il Medio Oriente poi. Dopo mille avventure e qualche lavoretto da guida turistica, tornai in Italia allo scadere dell’anno di aspettativa e decisi (non senza patimenti – le decisioni di questo genere non sempre vengono capite dalla propria famiglia e/o fidanzati vari) di prendere anche l’anno sabbatico, che a noi insegnanti è concesso ogni dieci anni di lavoro, e partii di nuovo: dopo aver sperimentato la libertà e la gioia, solo un pazzo potrebbe tornare a ciò che faceva prima, senza entusiasmo e senza vita.
In quali paesi sei stata durante i tuoi anni sabbatici e quale ti è rimasto più nel cuore?
Durante il mio secondo anno di aspettativa partii per la Cambogia convinta di rimanere là a fare l’insegnante di inglese in qualche scuola. Invece, decisi di avventurarmi a insegnare in Cina (pessima idea), poi la lasciai di corsa e mi diressi in Myanmar prima e in Thailandia poi, dove nacque il mio blog Too happy to be homesick. Dopo la pausa thailandese passai per Kuala Lumpur e, da lì, andai a trovare un’amica in Oman, dove tornai anche l’anno seguente durante l’anno sabbatico, a fare la guida turistica.
Mi sono rimasti nel cuore il Myanmar (o Birmania) e l’Iran, dove ero andata durante il periodo natalizio, la prima volta che ero in Oman.
Il Myanmar è un mondo meraviglioso impregnato di buddhismo, pagode, natura, tradizioni e uomini in longyi, un quadrato di tessuto portato come una gonna che fin dall’aeroporto ti fa capire che sei planato in un altro mondo. Là ho potuto approfondire la meditazione vipassana, che pratico tutt’oggi e mi aiuta a rimanere tranquilla nei viaggi in solitaria.
L’Iran è tutto il contrario di ciò che uno si può immaginare: il fondamentalismo dei suoi imam, anziché zittire, ha aiutato a proliferare un sottobosco di vita che ti lascia a bocca aperta. L’aver utilizzato Couchsurfing per dormire mi ha catapultata in un mondo bellissimo dal quale sono uscita con qualche amico in più e l’amore per un paese dalla gente con una forza straordinaria.
Più difficile mollare tutto e partire oppure tornare e restare?
Mollare tutto e partire è la parte più dura: la mente fa un sacco di resistenze quando il cuore parla. Se ci mettiamo anche i genitori che ti ostacolano perché ti fanno sentire una figlia ingrata che li abbandona, e i colleghi che ti guardano come fossi una marziana perché non pensi alla pensione, ne esce un bel quadretto di difficoltà da superare. Finché un giorno prendi tu in mano la situazione – la vita è tua, in fondo – e decidi di volerti bene.
Tornare e restare è altrettanto difficile, ma hai dalla tua parte la consapevolezza che, se l’hai fatto una volta, lo potrai fare di nuovo; sei una persona più forte, le tue convinzioni si sono rafforzate e avrai imparato ad agire, non solo a parlare.
Quale consiglio vorresti dare a chi vuole veramente cambiare vita?
In tanti mi scrivono di voler cambiare vita, ma sono pieni di timori. Ci sono passata anch’io e non ne sono immune neanche adesso (sono umana), e il segreto sta nel chiedersi: ma io, nei prossimi vent’anni, se continuo a fare ciò che sto facendo adesso, mi vedo felice? Mi si illuminano gli occhi o mi metto le mani nei capelli e vorrei scappare subito? Se la seconda reazione si avvicina al proprio stato d’animo, consiglio di riprendere in mano la propria vita e tentare: senza un po’ di azzardo non cambierà mai niente. Come afferma la Life Coach Martha Beck,Io credo fortemente che qualunque crisi profonda è un’opportunità per rendere la propria vita straordinaria, in qualche modo. Ma noi non abbiamo bisogno di una life coach: abbiamo bisogno di darci una mossa per sbloccare una situazione che ci rende infelici.
Sogni e obiettivi per i prossimi anni?
Il mio sogno numero uno è la scrittura: sto scrivendo un libro su tutto ciò che mi è capitato in questi miei anni sabbatici (senza segreti), per far capire a tutti che se si vuole, si può fare tutto. Quest’estate andrò in India a frequentare un corso intensivo per diventare insegnante di yoga, e forse tornerò in Myanmar per la meditazione vipassana, altre mie passioni. Dopodiché, per continuare i miei viaggi e quindi mantenere vivo il mio blog, potrei tornare in Oman a fare la guida. Come al solito, però, non faccio progetti a lungo termine: ho capito che sul cammino può succederti di tutto, e che il destino ti può portare da tutt’altra parte di dove avevi programmato. Proprio dove puoi diventare ciò che sei.